Pagati 155 euro per azione con valutazione della società a 150 milioni
La 20th Century Fox, casa di produzione e distribuzione di 21st Century Fox, entra nel capitale di Chili. A quanto risulta al Sole 24 Ore è stato perfezionato ieri in serata l’accordo per l’entrata della major Usa a 155 euro per azione.
Si parla di quasi 6 milioni per una quota del 4% di questa società fondata nel 2012, nata da una costola di Fastweb e attiva nel “Tvod”: video on demand con formula basata su singoli acquisti e differente dallo “Svod”, modalità in abbonamento scelta da Netflix, Infinity (Mediaset), Timvision, Now Tv (Sky). Alla fine, con questa operazione 20th Century Fox va a unirsi agli altri studios entrati nel capitale nel 2016 – Sony (con il 3%), Paramount, e la controllante Viacom (4%); Warner Bros (4%) – e segue l’operazione con cui a investire in CHILI, a dicembre e con 25 milioni, è stata la famiglia Lavazza con la holding “Torino Investimenti 1895”, che dopo l’ingresso di 20th Century Fox, avrà il 24 per cento.
Ora, quindi, un’altra major americana va a unirsi a una compagine di soci con nomi di rilievo nel panorama finanziario. C’è ad esempio il fondo Antares di Stefano Romiti (11%). Con il 12% (post Fox) è presente anche Negentropy Capital Partners – fondo basato a Londra guidato dall’ex Morgan Stanley Ferruccio Ferrara – insieme al Fondo lussemburghese Capsicum. Alcuni investitori si sono poi riuniti nel veicolo “Investinchili” in cui partecipano fra gli altri Francesco Trapani (ex ad Bulgari e azionista di Tiffany), Giuseppe Turri (cofondatore di Clessidra), Antonio Belloni (Coo Lvmh), la famiglia Passera. Dopo l’ingresso di 20th Century Fox Investinchili avrà il 7%, con altri due investitori a completare il quadro.
IL GRUPPO DEI BIG
20th Century Fox va a unirsi agli altri studios : Sony (con il 3%), Paramount e la controllante Viacom (4%) e Warner Bros (4%)
Il primo: il veicolo dei fondatori “Brace” ( 30%) le cui quote sono in mano a Stefano Parisi, che nel frattempo ha abbandonato le sue cariche in società, e all’attuale presidente e CEO Giorgio Tacchia. Il restante 1% è in mano a Tony Miranz, fondatore di Vudu (venduta nel 2010 a Walmart).
Questo il “salotto buono” di una Chili in cui l’ingresso di 20th Century Fox ha spinto la valutazione della società a 150 milioni, saliti dai 12 del 2013, ai 27 del 2014 ai 64 dopo l’ingresso delle major nel 2016 ai 150 post ingresso di Fox. Una scalata che può incuriosire, anche perché la società ha finora chiuso in rosso e il 2016 non ha fatto eccezione (-8,4 milioni). Eppure ci hanno scommesso investitori non sprovveduti e anche gli Studios.
In fondo, a rifletterci bene un perché può stare proprio nell’attività di Chili: il Tvod che, nei fatti, ha sostituito dvd e blu-ray e che gode della prima finestra per i film dopo i passaggi al cinema. C’è poi il capitolo digitale. Qui la pirateria ha trovato la sua esaltazione, ma il digitale può anche essere l’arma per combatterla. Almeno questo devono aver pensato gli studios: sostenere attività che possono sostenere il futuro dell’industria dei contenuti. Del resto hanno già investito nella piattaforma Hulu. Certo, per ora quella su Chili è una scommessa.
Ma il business plan non è rinunciatario. I 7,1 milioni di ricavi del 2016 sono raddoppiati nel 2017 e attesi sui 30 milioni nel 2018. La piattaforma è attiva anche in Uk, Germania, Polonia e Austria oltre che in Italia dove dichiara 1,4 milioni di clienti. Un numero, hanno ripetuto spesso da Chili, raggiunto senza fare grandi campagne di comunicazione. Fra aprile e maggio invece si farà: con una dote di 10 milioni.